Cosimo de’ Medici, pseudonimo di Cosimo il Vecchio, italiano Cosimo il Vecchio, pseudonimo latino di Pater Patriae (Padre della Patria), (nato il 27 settembre 1389, Firenze – morto il 1º agosto 1464, Careggi, vicino a Firenze), fondatore di una delle linee principali della famiglia Medici che governò Firenze dal 1434 al 1537. 1 agosto 1464, Careggi, vicino a Firenze), fondatore di una delle linee principali della famiglia Medici che governò Firenze dal 1434 al 1537.
Per cosa è conosciuto Cosimo de’ Medici?
Cosimo de’ Medici è noto per essere il fondatore di una delle linee principali della famiglia Medici che governò Firenze dal 1434 al 1537. Fu un mecenate delle arti e dell’umanesimo e giocò un ruolo importante nel Rinascimento italiano.
Chi erano i genitori di Cosimo de’ Medici?
Cosimo de’ Medici era figlio di Piccarda Bueri de’ Medici e Giovanni di Bicci de’ Medici. Suo padre, considerato il primo dei grandi Medici, aveva ereditato l’attività di famiglia basata sulla manifattura di stoffe e seta e sulle operazioni bancarie, rendendo la famiglia potentemente prospera.
Dove è sepolto Cosimo de’ Medici?
Cosimo de’ Medici è sepolto in una tomba nella chiesa di San Lorenzo a Firenze, Italia.
Figlio di Giovanni di Bicci (1360-1429), Cosimo fu iniziato agli affari dell’alta finanza nei corridoi del Consiglio di Costanza, dove rappresentava la banca Medici. Da lì passò a gestire le finanze del papato e nel 1462 riempì i suoi forzieri fino a traboccare ottenendo da Pio II il monopolio delle miniere di allume di Tolfa, essendo l’allume indispensabile alla famosa industria tessile di Firenze. Era certamente l’uomo più ricco del suo tempo, non solo in termini di lingotti ma anche per la quantità di banconote e cambiali pagabili alla sua banca a Firenze e alle sue filiali che operavano in tutti i mercati finanziari importanti d’Europa. Un potere così grande da solo sarebbe stato sufficiente a mettere l’oligarchia contro di lui; la sua politica “popolare” lo rendeva completamente intollerabile. Gli Albizzi, una delle altre famiglie principali, tentarono un colpo di stato. Nel 1431 Cosimo era in vacanza a Cafaggiolo quando ricevette una convocazione per rispondere alla sua incriminazione per il reato capitale “di aver cercato di elevarsi più in alto degli altri”. Avrebbe potuto rifugiarsi a Bologna, ma invece scelse di lasciarsi incarcerare in una piccola prigione di Palazzo Vecchio. Gli Albizzi scoprirono presto che un uomo così ricco non poteva essere assassinato così facilmente. Il carceriere fu corrotto perché assaggiasse in anticipo il cibo di Cosimo, e il gonfaloniere, rassicurato dai famosi muli d’oro, fece in modo che la solita condanna a morte fosse ridotta al bando. Cosimo si ritirò a Padova e Venezia, dove fu accolto come un sovrano. Esattamente un anno dopo, una mossa improvvisa e inaspettata dei Medici, in cui falsificarono le elezioni, gli restituì la signoria (consiglio di governo). Cosimo rientrò trionfalmente in città; e i suoi nemici andarono in esilio, per non tornare più. Il principato mediceo era iniziato (1434).
Cosimo è stato tradizionalmente accusato di aver distrutto le libertà fiorentine; ma queste antiche libertà, più un’illusione che una realtà, avevano già cessato di esistere nella Firenze degli Albizzi. Cosimo doveva solo perpetuare la formula di coloro che stava sfrattando, in altre parole, mantenere l’apparenza di un regime costituzionale. Ma, per non essere colto di sorpresa come gli Albizzi, perfezionò il sistema. Non apportò alcun cambiamento nell’amministrazione effettiva della legge, ma nello spirito della legge cambiò tutto. In precedenza, era la regola di riempire le alte cariche ufficiali per sorteggio. Ora il processo fu manipolato in modo che fossero estratti solo i nomi di uomini su cui si poteva contare. L’umore indipendente delle due assemblee municipali fu neutralizzato rendendo una procedura eccezionale la regola: i poteri dittatoriali erano ora concessi per un periodo fisso che veniva sempre rinnovato. Fece anche un’alleanza con gli Sforza di Milano, che in cambio di oro gli fornirono delle truppe. Questa alleanza permise a Cosimo di schiacciare l’opposizione nascente con un colpo di stato nell’agosto del 1458 e di creare un Senato composto da 100 fedeli sostenitori (i Cento); così poté vivere gli ultimi sei anni della sua vita in sicurezza.
Cosimo aveva bisogno di un potere indiviso per realizzare i suoi piani e per soddisfare le sue passioni, soprattutto quella di costruire. Brunelleschi completò il “cappello di marmo” della sua famosa cupola al momento del ritorno di Cosimo nel 1434; inoltre, completò quasi completamente i lavori a S. Lorenzo e alla Sagresta Vecchia e iniziò a lavorare alla strana rotonda di Sta. Maria degli Angeli. Elaborò progetti per un palazzo principesco per Cosimo; ma quest’ultimo preferì i progetti meno alti di Michelozzo, anche se il Palazzo Medici di Michelozzo (il moderno Palazzo Medici-Riccardi) era solo leggermente meno grandioso e fornì la prima rottura con il tradizionale atteggiamento di umiltà della famiglia. Sotto il patrocinio di Cosimo, Michelozzo costruì anche il convento di S. Marco, la Cappella Medici a Sta. Croce e una cappella a S. Miniato. Oltre agli architetti, Cosimo raccolse intorno a sé tutti i maestri di un’epoca ricca di geni: gli scultori Lorenzo Ghiberti e Donatello e i pittori Andrea del Castagno, Fra Angelico e Benozzo Gozzoli. Non solo assicurò a questi artisti delle commissioni, ma li trattò anche come amici in un’epoca in cui la gente li considerava ancora dei lavoratori manuali.
Cosimo organizzò anche una ricerca metodica di antichi manoscritti, sia all’interno della cristianità che persino, con il permesso del sultano Mehmed II, in Oriente. I manoscritti raccolti dai suoi agenti formano il nucleo dell’incomparabile biblioteca che è piuttosto ingiustamente chiamata Laurenziana, dal nome di suo nipote. La aprì al pubblico e assunse copisti per diffondere edizioni erudite compilate, tra gli altri, dagli umanisti Poggio e Marsilio Ficino.
In breve, era ben preparato per la singolare opportunità che gli si presentò nel 1439, quando riuscì ad attirare il concilio ecumenico da Ferrara a Firenze. Il Concilio di Firenze, il più importante successo di Cosimo nelle relazioni estere, si illudeva di aver finalmente messo fine allo scisma con la Chiesa orientale. Quanto a Cosimo, frequentava assiduamente le lezioni tenute dagli studiosi greci, e all’età di 50 anni divenne un ardente ammiratore di Platone. Ricreò quindi l’antica accademia di Platone nella sua villa di Careggi, dove Marsilio Ficino divenne il sommo sacerdote del culto platonico. Allo stesso tempo l’Università di Firenze, con notevole successo, riprese l’insegnamento del greco, che era stato sconosciuto in Occidente per 700 anni. Cosimo fu così una delle principali sorgenti dell’Umanesimo.
Nel 1440 Cosimo perse prematuramente il fratello, che era stato il suo più fedele sostenitore. Nel 1463 dovette affrontare la perdita del figlio più dotato, Giovanni, lasciando così la successione a Piero, nato nel 1416, malaticcio e quasi costantemente costretto a letto. Il futuro sembrava oscuro al vecchio, mentre vagava per il suo palazzo, sospirando: “Una casa troppo grande per una famiglia così piccola”. Morì a Careggi nel 1464, e una folla enorme accompagnò il suo corpo alla tomba in S. Lorenzo. L’anno seguente, la signoria gli conferì il meritato titolo di Pater Patriae (Padre della Patria).