Duat

Questo articolo riguarda gli inferi egiziani. Per l’albero sempreverde, vedi Syzygium cumini. Per il servizio meteorologico dell’aviazione, vedi DUATS.

Duat (antico egiziano: dwꜣt, pronuncia egittologica “do-aht”, copto: ⲧⲏ, che appare anche come Tuat, Tuaut o Akert, Amenthes, Amenti, o Neter-khertet) è il regno dei morti nella mitologia egizia antica. È stato rappresentato nei geroglifici come una stella nel cerchio: 𓇽. Il dio Osiride era creduto essere il signore degli inferi. Era la prima mummia come raffigurato nel mito di Osiride e personificava la rinascita e la vita dopo la morte. Il mondo sotterraneo era anche la residenza di vari altri dei insieme a Osiride. La Duat era la regione attraverso la quale il dio del sole Ra viaggiava da ovest a est ogni notte, ed era dove combatteva Apophis, che incarnava il caos primordiale che il sole doveva sconfiggere per sorgere ogni mattina e riportare l’ordine sulla terra. Era anche il luogo dove le anime delle persone andavano dopo la morte per il giudizio, anche se questo non era l’intero ambito dell’aldilà. Le camere di sepoltura formavano punti di contatto tra il mondo mondano e la Duat, e gli ꜣḫ (pronuncia egittologica: “akh”) “l’efficacia dei morti”, potevano usare le tombe per viaggiare avanti e indietro dalla Duat.

Ogni notte attraverso la Duat viaggiava il dio del sole Ra, a significare la rinascita come obiettivo principale dei morti. Ra viaggiava sotto il mondo sulla sua chiatta Atet da ovest a est, e veniva trasformato dalla sua forma Atum invecchiata in Khepri, il nuovo sole nascente. Il re morto, venerato come un dio, era anche centrale nella mitologia che circonda il concetto di Duat, spesso raffigurato come un tutt’uno con Ra. Insieme al dio del sole, il re morto doveva viaggiare attraverso il regno di Osiride, la Duat, usando la conoscenza speciale che si supponeva possedesse, registrata nei Testi della Bara, che serviva come guida all’aldilà non solo per il re ma per tutti i defunti. Secondo l’Amduat, il mondo sotterraneo è composto da dodici regioni che significano le dodici ore del viaggio del dio sole che lo attraversa, battendo Apep per riportare l’ordine sulla terra al mattino; poiché i suoi raggi illuminavano il Duat durante tutto il viaggio, essi rianimavano i morti che occupavano il mondo sotterraneo e permettevano loro di godere della vita dopo la morte in quell’ora della notte in cui erano alla presenza del dio sole, dopo di che tornavano al loro sonno aspettando il ritorno del dio la notte seguente.

Una sezione del Libro dei Morti egiziano scritta su papiro, che mostra la Pesatura del Cuore nel Duat, dove Anubi può essere visto all’estrema destra. La bilancia è mostrata con la bilancia di piume, e Ammit attende i cuori che deve divorare. La presenza di Osiride all’ingresso del paradiso di Aaru fa risalire il papiro a una tradizione tarda del mito.

Proprio come il re morto, il resto dei morti viaggiava attraverso le varie parti della Duat, non per essere unificato con il dio sole ma per essere giudicato. Se il defunto riusciva a superare con successo vari demoni e sfide, allora raggiungeva la pesatura del cuore. In questo rituale, il cuore del defunto veniva pesato da Anubi contro la piuma di Maat, che rappresenta la verità e la giustizia. Ogni cuore più pesante della piuma veniva rifiutato e mangiato da Ammit, il divoratore di anime, poiché a queste persone veniva negata l’esistenza dopo la morte nel Duat. Le anime più leggere della piuma superavano questa prova importantissima e potevano viaggiare verso Aaru, il “Campo dei giunchi”, una versione ideale del mondo che conoscevano, in cui avrebbero arato, seminato e raccolto raccolti abbondanti.

Quello che si sa del Duat deriva principalmente da testi funerari come il Libro delle porte, il Libro delle caverne, i Testi delle bare, l’Amduat e il Libro dei morti. Ognuno di questi documenti aveva uno scopo diverso e dava una diversa concezione della Duat, e i diversi testi potevano essere incoerenti tra loro. I testi sopravvissuti differiscono per età e origine, e probabilmente non ci fu mai un’unica concezione uniforme della Duat, come nel caso di molti concetti teologici nell’antico Egitto.

La geografia della Duat è simile a quella del mondo che gli egiziani conoscevano. Ci sono caratteristiche realistiche come fiumi, isole, campi, laghi, tumuli e caverne, ma c’erano anche fantastici laghi di fuoco, muri di ferro e alberi di turchese. Nel Libro delle Due Vie, uno dei Testi della Bara, c’è persino un’immagine simile a una mappa della Duat. Il Libro dei Morti e i Testi delle Bare avevano lo scopo di guidare le persone morte da poco attraverso il pericoloso paesaggio del Duat e verso una vita da ꜣḫ. Sottolineati in alcuni di questi testi sono tumuli e caverne, abitati da dei, demoni o animali soprannaturali, che minacciavano i defunti lungo il loro viaggio. Lo scopo dei libri non è quello di tracciare una geografia, ma di descrivere una successione di riti di passaggio che i morti avrebbero dovuto superare per raggiungere la vita eterna.

Malgrado i numerosi abitanti demoniaci del Duat, esso non è equivalente alle concezioni dell’inferno delle religioni abramitiche, in cui le anime sono condannate con tormenti di fuoco; la punizione assoluta per i malvagi, nel pensiero egizio antico, era la negazione di una vita ultraterrena al defunto, cessando di esistere in forma ꜣḫ. Gli spiriti grotteschi degli inferi non erano malvagi, ma sotto il controllo degli dei, essendo presenti come varie prove che il defunto doveva affrontare. La Duat era anche la residenza di varie divinità, tra cui Osiride, Anubi, Thoth, Horus, Hathor e Maat, che appaiono tutte all’anima morta mentre si dirige verso il giudizio.

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