Dall’ombra delle antiche e tortuose vie del centro storico ci si imbatte improvvisamente nella magnificenza mozzafiato di Piazza Navona, nata come luogo di spettacolo e ancora oggi spettacolo a cielo aperto; un miracolo architettonico nel cuore della Città Eterna, pieno di capolavori in perfetta armonia tra loro.
Lo sguardo è subito attratto dall’imponente Fontana dei Quattro Fiumi al centro della piazza, che domina la scena con la sua potente presenza e le sue figure che sembrano prendere vita dal suono dei flussi d’acqua scroscianti.
Questa piazza, che mostra il genio di Bernini e Borromini, è uno dei più bei capolavori barocchi della Roma papale. La sua armonia e i suoi colori, combinati con la sua eleganza, le conferiscono un fascino che viene esaltato dal sorprendente contrasto di case architettonicamente sobrie alternate ad una serie di edifici monumentali.
La forma insolita della piazza non è un vezzo barocco ma segue precisamente l’antico perimetro dello Stadio di Domiziano che un tempo sorgeva in questo luogo. Lo stadio era un grande edificio ordinato dall’imperatore nel primo secolo a.C.; aveva una forma rettangolare con lati corti arrotondati, era completamente ricoperto di marmo bianco e poteva contenere fino a 30.000 spettatori!
A differenza di altre strutture romane costruite per ospitare spettacoli, come il Circo Massimo o il Colosseo, lo stadio di Domiziano non offriva corse di bighe o combattimenti tra gladiatori: qui si svolgevano gli “Agoni”, i giochi in onore di Giove, e gli atleti arrivavano direttamente dalla Grecia per gli incontri sportivi dove anche le bambine si sfidavano in gare. Il nome della piazza deriva proprio dal termine greco “Agone”-contest- che nel Medioevo divenne “in Agone” e infine “Navona”.
Come in quasi tutti i luoghi destinati al divertimento e ai giochi nell’antica Roma, lo stadio era circondato da taverne e lupanari (antiche case di malaffare). Le prostitute attiravano i clienti esponendo quadri che illustravano le loro specialità. Le schiave, invece, venivano mostrate nude ai possibili acquirenti.
Questa fu la sorte di Sant’Agnese, una vergine cristiana: la leggenda vuole che sia stata protetta da occhi indiscreti grazie all’improvvisa crescita miracolosa dei suoi capelli ed è a lei e al luogo dove fu martirizzata che sorge la chiesa progettata dal Borromini.
Nel Medioevo, la piazza mantenne la sua identità di centro di divertimento e per decenni fu continuamente utilizzata per corse di cavalli, lotte di tori e battaglie un po’ meno nobili di quelle dell’antichità, alcune delle quali assomigliavano più che altro a una baraonda!
Lo spettacolo più spettacolare di tutti continuava ad essere il cosiddetto “lago”: ogni sabato di agosto gli scarichi del sistema fognario venivano bloccati e l’acqua delle fontane veniva fatta traboccare fino a riempire l’intera piazza: questo in parte per combattere la calura estiva ma il motivo principale era quello di poter rievocare famose battaglie navali.
Secondo i racconti dell’epoca, c’erano serenate, fuochi d’artificio e carrozze che giravano intorno al lago, simili a enormi gondole trainate da cavalli e accompagnate da bambini birichini. Questa gioiosa tradizione continuò per quasi due secoli fino a quando Papa Pio IX la sospese per motivi di “ordine pubblico”.
Piazza Navona tornò a vivere nella seconda metà del XV secolo quando vi fu trasferito il mercato che fino ad allora si era tenuto ai piedi del Campidoglio.
Il destino finale della piazza fu però deciso da Giovanni Battista Pamphilj, divenuto papa nel 1644 con il nome di Innocenzo X.
Poco dopo essere stato eletto papa, Innocenzo X (1644-55) decise di abbellire la piazza in onore della sua famiglia, i Pamphilj, così come Urbano VIII aveva rinnovato parte del colle Quirinale per glorificare la famiglia Berberini. Con questo in mente, fece ricostruire il suo palazzo di famiglia e la chiesa di Sant’Agnese in Agone, ordinò il restauro delle due fontane (Fontana del Moro e Fontana del Nettuno) che Gregorio XIII (1572-85) aveva installato alle due estremità della piazza, e commissionò la colossale Fontana Dei Quattro Fiumi al centro.
Il popolo di Roma, costretto a pagare nuove tasse per l’eccessivo abbellimento della piazza, raggiunse il punto di ebollizione e la assediò, costringendo il papa a circondarla con guardie armate.
Nel XIX secolo la piazza fu pavimentata con “sampietrini”, i tipici blocchi di basalto del centro di Roma. Il nuovo marciapiede convesso al centro mise purtroppo fine per sempre alla possibilità di qualsiasi futura messa in scena del “lago”.
In fondo a piazza Navona, ci sono due fontane di Giacomo della Porta: la Fontana del Moro e la Fontana del Nettuno.
Dall’altra parte, la fontana del Nettuno, originariamente chiamata “fontana dei bollitori”, rimase a lungo incompiuta finché non furono aggiunte alcune divinità marine e la statua del dio del mare che lotta con una piovra.
Oggi la vita in piazza ruota intorno ai caffè all’aperto e alle fiere stagionali. La più popolare è quella che si tiene a dicembre dove si vendono giocattoli e figure del presepe e la festa dell’Epifania. Nel folklore popolare italiano durante la festa dell’Epifania, il 6 gennaio, la Befana (una vecchia signora che porta dolci e carbone di zucchero) visita tutti i bambini e la tradizione vuole che arrivi qui a Piazza Navona.
Piazza Navona è una delle piazze più care ai romani; qui, nei secoli passati, si esibivano acrobati e giocolieri e ancora oggi è animata da pittori e artisti di strada che mettono in scena i loro spettacoli per turisti e passanti, nuovi spettatori di quella vita che da sempre scorre nella piazza con movimento e gioia.