Sulle parolacce hindi

Genesia Alves mi scrive per indicarmi un compendio di parolacce hindi. Un tale sforzo era atteso da tempo, ma avrei voluto che fosse stato fatto meglio. La traduzione mira a catturare il senso dell’abuso piuttosto che il significato letterale, e non sono sicuro, in questo caso, che sia una buona idea.

Per esempio, ‘sala kuttaa’ è tradotto come ‘stupido bastardo’. Questo è impreciso. ‘Sala kutta’ (come lo scriverei io; la ‘a’ in più è ridondante) dovrebbe essere tradotto con ‘cane cognato’. Questa traduzione non è solo letteralmente accurata, ma possiede un immenso fascino.

Si potrebbe obiettare, naturalmente, che se una traduzione letterale aggiunge fascino a un abuso, allora perde il suo senso. Ma ‘stupido bastardo’ cattura il senso di quasi tutti gli abusi, e quindi non rende giustizia a nessuno di essi. Infatti, il termine ‘bastardo’ è usato in quella pagina come traduzione di ‘chutiya’, ‘haraam zaada’ e ‘haraami’. È un’ingiustizia per le sfumature di tutti questi termini.

Inoltre, ‘chutiya’ è tradotto due volte, come ‘bastardo’ e ‘stronzo’, e ‘chutiya choo-tia’ è tradotto come ‘stronzo’. Eh?

E nel caso pensiate che io sia pignolo per questo, beh, il mio gaandugiri non è certo una sorpresa per chi mi conosce bene.

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